L'eremo di San Giuliano (m.1938) sorge nella parte est del lago di San Giuliano, situato ad occidente di Caderzone Terme.
La chiesetta, un tempo eremo custodita da un eremita, è popolare anche per la sua fonte di acqua miracolosa, molto indicata per la guarigione delle febbri. Nel 1488 la chiesetta è stata ricostruita dai Lodron sul luogo dove la leggenda popolare proferisce che San Giuliano si ritirò in penitenza dopo il drammatico episodio di gelosia nei confronti della sua compagna, il quale vide coinvolti proprio i suoceri. Le prime notizie le si hanno già dal 1292 e l’edificio che si può vedere ai giorni nostri è quello risalente al 1868.
La chiesetta-eremo di San Giuliano è stata costruita su un tempietto, probabilmente risalente al 1292, e in vicinanza del lago di San Giuliano si possono intravedere ancora i ruderi dell'antico eremo. All'interno della chiesetta si può vedere raffigurato il ritratto del Santo, nel quale si può vedere Giuliano con in mano due vipere soffocate, (copia del quadro compare esposta nella parrocchiale il giorno della sagra di San Giuliano) e di fatto Giuliano è particolarmente conosciuto come il santo che protegge dal morso dei serpenti. Nel 1600 Michel Angelo Mariani sostiene che l'acqua che scendeva vicino all'altare in periodi particolarmente piovosi era miracolosa. Si formavano pozzanghere limpide e ogni qualvolta che si avvicinavano a questa vipere o altri animali velenosi essi morivano. L'eremo venne affidato ad alcuni eremiti del posto dopo che i conti Lodron lo fecero restaurare nel 1488 e l’edificio attuale è quello risalente ancora al 1868, come si può vedere citato sull’iscrizione in protuberanza sull'architrave l'edificio stesso. In canonica è conservata una bolla cardinalizia che concede numerose indulgenze ai fedeli che la visitano. Carlo Emanuele Madruzzo il Principe Vescovo di Trento tra il 1649 ed il 1653, per cinque estati consecutive, soggiornò in due piccole abitazioni in legno adiacenti all'eremo ,in compagnia del vicario generale Antonio Alfonso Thun. Il Principe Vescovo offrì alla chiesetta dei doni tra cui una veste lussuosa ricamata in oro zecchino la quale viene usata tutt'oggi dal parroco a Natale, Pasqua ed in occasione della sagra di San Giuliano.
Leggenda di San Giuliano[modifica | modifica wikitesto]San Giuliano, dopo aver tradito brutalmente i genitori della sua consorte, come penitenza si ritirò a vita nel luogo dove ora sorge la chiesetta di San Giuliano e la leggenda vuole che sia stato proprio il luogo dove il Santo ha abitato. Giuliano nonostante venne imprigionato dalla gente del posto dentro un sacco pieno di serpenti velenosi e gettato nel lago venne miracolato. Il sacco tornò a galla e una volta che raggiunse la sponda del lago il Santo venne trovato addormentato, con tutti i serpenti intorno come per volerlo proteggere. Giuliano, una volta liberato, passò il resto dei suoi giorni tra quei dirupi e molti anni dopo un cacciatore che passava da quei posti alla ricerca delle sue prede, scorse un maggiociondolo fiorito e non lontano da questo trovò inspiegabilmente il corpo del Santo che pareva stesse riposando. È proprio vicino a quel maggiociondolo, dove si trovava Giuliano, che fu costruita la chiesetta, la quale oggi è la più alta chiesetta eremitica del Trentino. A partire da quel momento si iniziò a credere ed essere convinti che in quei posti non potessero vivere serpi velenosi e chiunque raccoglieva piccoli sassi da poter tener in tasca era ovunque custodito dal morso dei rettili. La gente iniziò quindi a raccogliere anche delle pietre più grandi da mettere nelle vicinanze delle abitazioni ed agli orti per allontanare le vipere, e tuttora vige quest'usanza.
Usanza popolare[modifica | modifica wikitesto]È solito, l'ultima domenica di luglio, con la massiccia partecipazione di turisti ed emigrati che tornano appositamente per la sagra di San Giuliano, portare in processione la statua di San Giuliano, togliendola dalla nicchia dell'altare laterale della chiesa parrocchiale dove è custodita. Il privilegio di portare San Giuliano ancor oggi viene messo all'asta e se lo aggiudica l’offerente che offre di più.